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Per capire dove stiamo andando – come società, come imprese e come comunità – serve fermarsi a osservare con attenzione la traiettoria tracciata dai dati, dalle istituzioni internazionali e dalle dinamiche che attraversano il pianeta. È esattamente questo il ruolo dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite: offrire una cornice condivisa, un obiettivo comune e un linguaggio universale per affrontare le sfide del nostro tempo.
Il 25 settembre 2015 l’Assemblea Generale dell’ONU ha adottato ufficialmente l’Agenda 2030 e i suoi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs). È un programma ambizioso, che coinvolge 193 Paesi e che definisce 17 obiettivi e 169 sotto-obiettivi capaci di affrontare, in modo integrato, temi come la povertà, l’educazione, la salute, il lavoro dignitoso, l’equità di genere, la tutela degli ecosistemi terrestri e marini, l’innovazione e la lotta al cambiamento climatico.
Principi come integrazione, universalità e partecipazione rappresentano il cuore di questo impegno globale: l’Agenda 2030 riguarda tutti, senza distinzione, e richiede la collaborazione di governi, imprese, terzo settore e cittadini.
Una storia lunga più di quarant’anni: la sostenibilità non nasce oggi
Oggi parliamo di sostenibilità con naturalezza, ma l’idea di sviluppo sostenibile ha radici lontane. Il percorso inizia nei primi anni ’70, quando la Conferenza di Stoccolma del 1972 inaugura la riflessione internazionale sui limiti del Pianeta. Nel tempo, questo percorso si arricchisce di tappe fondamentali: il Club di Roma, il Rapporto Brundtland del 1987, la creazione dell’IPCC nel 1988, la Conferenza su ambiente e sviluppo del 1992, il Protocollo di Kyoto del 1997, gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio del 2000, gli accordi di Copenhagen del 2009 e, infine, l’approvazione dell’Agenda 2030 nel 2015.
In questo lungo cammino emerge una definizione che ha segnato una generazione di politiche pubbliche e decisioni economiche: “Lo sviluppo sostenibile soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri.” È più di uno slogan: è un principio guida che attraversa istituzioni, imprese, organizzazioni e comunità.
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Agenda 2030 e sviluppo sostenibile: i tre grandi traguardi da raggiungere entro il 2030
L’Agenda 2030 vuole portare il mondo verso tre obiettivi fondamentali:
- 1. porre fine alla povertà estrema;
- 2. combattere la disuguaglianza e l’ingiustizia;
- 3. porre rimedio al cambiamento climatico.
Si tratta di sfide che non possono essere affrontate separatamente. La lotta alla povertà, ad esempio, è strettamente legata all’accesso a un’istruzione di qualità; la giustizia sociale è connessa alle opportunità lavorative; la crisi climatica ha effetti immediati sulla salute, sulla sicurezza alimentare e sui flussi migratori.
L’Agenda 2030 propone un approccio olistico, che mette in relazione fenomeni complessi e richiede un impegno condiviso.
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Perché Agenda 2030 riguarda imprese e lavoratori
Non si tratta solo di una strategia dei governi: l’Agenda 2030 è una bussola anche per il mondo economico. Le imprese la utilizzano per orientare il reporting, aggiornare strategie, costruire politiche ESG e ripensare modelli di business. Anche per ogni lavoratore — tecnico, manager, collaboratore — conoscere gli SDGs significa interpretare meglio il contesto in cui opera e comprendere quali competenze serviranno nei prossimi anni.
Strumenti come la rendicontazione di sostenibilità, la gestione dei rischi, la governance responsabile e le catene del valore trasparenti nascono proprio dalla consapevolezza che le organizzazioni devono contribuire allo sviluppo sostenibile in modo concreto.
E per contribuire, serve prima comprendere.
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