Bilancio di Sostenibilità: uno strumento chiave per il futuro delle imprese

In uno scenario economico, ambientale e sociale sempre più articolato — caratterizzato da mercati globali volatili, urgenti sfide climatiche quali cambiamento climatico e perdita di biodiversità, pressioni normative in continua evoluzione e crescente attenzione da parte di stakeholder (clienti, investitori, comunità locali) ai criteri ESG — le imprese sono chiamate a quantificare, registrare e rendere note le proprie performance non solo dal punto di vista finanziario, ma anche in termini extra‑finanziari. Il Bilancio di Sostenibilità si afferma così come il principale strumento attraverso cui le aziende comunicano in modo trasparente i risultati conseguiti e gli obiettivi raggiunti, seguendo i principi ESG (Environmental, Social, Governance).

Che cos’è il Bilancio di Sostenibilità?

Il Bilancio di Sostenibilità, talvolta indicato come rapporto di sostenibilità, rappresenta il documento in cui un’impresa rende conto agli stakeholder dei risultati ottenuti e dei progressi compiuti rispetto ai criteri ESG, ossia ambientali, sociali e di governance. Sul piano ambientale rientrano fattori quali la diminuzione delle emissioni di CO₂, il potenziamento dell’efficienza energetica, l’adozione di fonti rinnovabili e la gestione sostenibile delle risorse idriche; l’area sociale contempla il rispetto dei diritti umani, la promozione dell’uguaglianza di genere, l’osservanza delle norme di sicurezza sul lavoro e la cura del benessere dei dipendenti; l’ambito della governance prende in esame aspetti quali l’equità nelle retribuzioni, l’adozione di un codice etico per i fornitori e il conseguimento di certificazioni riconosciute. Per garantire la comparabilità dei bilanci di sostenibilità tra diverse realtà aziendali, è fondamentale adottare standard di rendicontazione riconosciuti a livello internazionale. Tra questi, gli standard elaborati dalla Global Reporting Initiative (GRI) risultano i più diffusi per misurare in modo uniforme le performance non finanziarie in tema di sostenibilità.

Fino a qualche anno fa la redazione del Bilancio di Sostenibilità era essenzialmente volontaria e coinvolgeva poche realtà aziendali. L’introduzione della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) dell’Unione Europea – pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea – ha cambiato questo quadro, stabilendo un obbligo di rendicontazione articolato su più tappe. A partire dal 2025 dovranno adeguarsi le grandi imprese che superano determinate soglie dimensionali, mentre nel 2026 l’onere verrà esteso a tutte le società di grandi dimensioni e alle capogruppo di gruppi omogenei. Dal 2027 saranno coinvolte le PMI quotate e, entro il 2029, la direttiva si applicherà anche alle controllate di gruppi con sede in Paesi terzi. Questo percorso graduale rappresenta per le imprese italiane un’opportunità per integrare in modo strutturale la sostenibilità nel proprio modello di business, aumentare la trasparenza nei confronti di stakeholder e mercati internazionali e rafforzare la propria reputazione. Prepararsi in anticipo ai nuovi obblighi normativi significa non solo garantire la conformità, ma soprattutto adottare pratiche gestionali più responsabili, stimolare l’innovazione e creare valore durevole lungo tutta la filiera.

Prospettive future: verso una nuova sostenibilità d’impresa

La rendicontazione obbligatoria sulla sostenibilità può rappresentare una vera forza trainante per molte aziende verso un futuro più verde. Il momento è quello giusto per pensare a una nuova strategia per la sostenibilità aziendale. Perché per rendere l’Italia più verde il ruolo del tessuto imprenditoriale è fondamentale: ha un grande impatto non solo all’interno dell’azienda, ma esercita anche un’influenza diretta e misurabile su tutti gli stakeholder — dagli individui alle organizzazioni — che gravitano intorno a essa. Per tradurre questo impulso verso un futuro più verde in risultati concreti, la rendicontazione obbligatoria si avvale di metodologie rigorose (come il Life Cycle Assessment) e di indicatori di performance ambientale (CO₂ eq, intensità energetica, consumo idrico), oltre a un allineamento ai principali standard internazionali (GRI Standards, CSRD), fornendo così alle imprese italiane dati oggettivi per costruire piani di miglioramento continuo, accedere a finanziamenti “verdi” e rafforzare il proprio posizionamento competitivo sui mercati globali.

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