Nell’Europa che guida lo sviluppo sostenibile, la rendicontazione e il report diventano gli strumenti che permettono alle imprese di trasformare impegni e valori in risultati misurabili.
Lo sviluppo sostenibile, nella definizione formulata nel 1987 dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo, è «lo sviluppo che è in grado di soddisfare i bisogni della generazione presente, senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri». Una frase che ha superato i decenni perché contiene un principio semplice e rivoluzionario: ogni scelta economica, sociale e ambientale ha un impatto che attraversa il tempo.
È da questa visione che nasce il legame imprescindibile con il reporting di sostenibilità. Ogni organizzazione, attraverso le proprie attività e relazioni, contribuisce all’obiettivo comune in modo positivo o negativo. Misurare questi impatti, renderli pubblici e comprensibili, significa assumersi la responsabilità del proprio ruolo nella società.
In Europa, con il Green Deal e con la direttiva sulla rendicontazione societaria di sostenibilità, la CSRD, questo principio diventa un impianto normativo strutturato che chiede alle imprese trasparenza, qualità dei dati e una governance capace di integrare la sostenibilità nel modello di business.

La sostenibilità non è solo ambientale
Già nel 2001, la Commissione per il Consiglio europeo di Göteborg lo affermava con chiarezza: «nel lungo termine, la crescita economica, la coesione sociale e la tutela ambientale devono andare di pari passo».
La sostenibilità, dunque, non è una questione “green”. È un equilibrio complesso che riguarda ambiente, persone, catena di fornitura, diritti, etica, trasparenza, governance e qualità dello sviluppo.
In questo equilibrio si inserisce l’approccio ESG, che traduce la sostenibilità in tre grandi dimensioni di analisi.
Environmental, Social e Governance: la struttura dell’agire responsabile
Per comprendere la portata del reporting serve partire dai tre pilastri ESG.
Environmental analizza impatti e dipendenze dell’impresa dai sistemi naturali e dalle risorse. Riguarda emissioni, uso dell’energia, gestione idrica, impatto dei prodotti e dei servizi, trasporti, gestione dei rifiuti ed economia circolare.
Social valuta le relazioni con lavoratori, comunità e consumatori. Include salute e sicurezza, pari opportunità, formazione, diritti sindacali, diritti umani, impatto sociale dei prodotti, tutela dei consumatori e integrazione con le comunità locali.
Governance si concentra sulla qualità dei processi decisionali e di controllo. Riguarda anticorruzione, conformità normativa, indipendenza del consiglio di amministrazione, politiche fiscali, privacy, etica del business, catena di fornitura, azionariato e contributo allo sviluppo locale.
Questi ambiti oggi sono regolati dagli standard europei ESRS – European Sustainability Reporting Standards, adottati dalla Commissione europea nel luglio 2023 – che definiscono criteri, metriche e modalità di rendicontazione. Gli ESRS, basati sul principio della doppia rilevanza, chiedono alle imprese di raccontare sia gli impatti che generano sul pianeta e sulle persone, sia i rischi e le opportunità che la sostenibilità genera sul loro sviluppo economico.
Perché il report è essenziale per lo sviluppo sostenibile
Il report di sostenibilità è la pratica con cui un’organizzazione rende pubblici i propri impatti economici, ambientali e sociali, mostrando in che modo contribuisce – o ostacola – gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
Secondo il rapporto Sustainable Development Goals Report 2024 delle Nazioni Unite, solo il 17 per cento dei target globali è oggi in linea con gli obiettivi . Quasi la metà registra progressi lenti e un terzo è fermo o regredisce. Una fotografia che rende evidente quanto sia urgente migliorare la qualità dei dati, misurare gli avanzamenti e intervenire in modo tempestivo.
La rendicontazione, obbligatoria per molte categorie di imprese con l’entrata in vigore della CSRD, non è solo un adempimento normativo. È un fattore competitivo. Significa comprendere i propri impatti, adeguare la strategia, dialogare con gli stakeholder, attirare investimenti, individuare rischi e opportunità prima che diventino criticità.
È anche uno strumento di governance: senza dati affidabili, verificabili e comparabili, la sostenibilità rimane un insieme di buone intenzioni. Con il reporting, diventa un percorso misurabile, trasparente e orientato a risultati.
Perché lo sviluppo sostenibile e il reporting sono centrali per ESG³ e per la formazione
ESG³ nasce per creare una comunità di imprese, professionisti, enti e istituzioni che condividono competenze, strumenti e formazione per affrontare questa trasformazione con serietà e rigore.
In tal senso, Fondazione Fenice – attraverso la Fenice Academy – propone un evento gratuito, aperto in presenza e in streaming in modalità FAD, dedicato a uno dei temi più strategici per imprese e professionisti: “La certificazione del Sustainability Manager e il suo ruolo nel reporting di sostenibilità”.
Un appuntamento pensato per offrire competenze, visione e strumenti operativi grazie al contributo di esperti di settore:
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- un approfondimento sulla normativa del reporting di sostenibilità con il dott. Marco Caputo;
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